Poveri per cittadinanza

Il reddito di cittadinanza è una fesseria. Sto qua a scrivere e cancellare da un’ora ma, alla fine, non c’è altro modo di dirla questa cosa. Non è una cosa avventata, non è una cosa inopportuna, non è una cosa priva di copertura economico-finanziaria. E’ solo una artata, maledetta fesseria. Provo a semplificare: è come se, rendendosi conto di guidare una macchina tutta rotta, si decida finalmente di spendere due soldi per metterla a posto, il minimo indispensabile per viaggiare in sicurezza. Si va dal meccanico e, per prima cosa, gli si chiede di sistemare le cinture di sicurezza. Poi magari il motore è fuso, le gomme sono lisce, i freni non funzionano ma che importa, le cinture di sicurezza ci sono.

In un paese civile, un sistema che sostenga i cittadini più deboli, magari in un momento di difficoltà, è cosa buona e giusta. In sintesi ed in teoria il reddito di cittadinanza questo è. Se mi ritrovo senza lavoro, se posso contare su di un sussidio, un reddito che lo stato mi riconosce per il solo fatto di essere un membro della nazione, posso evitare di mettermi una pietra al collo e magari investire un po’ di tempo in formazione per cercare strade nuove e rimettermi in pista. Il reddito di cittadinanza, in un momento speciale della vita, mi fa sentire parte di un paese civile.

Domanda: l’Italia è un paese sufficientemente civile per permettersi un reddito di cittadinanza ? Nella mia opinione no, decisamente no e quando si fanno cose anche giuste nel momento sbagliato, si fanno fesserie.

Nel mio paese, la Costituzione ancora non è ancora completamente applicata. E’ il paese del malaffare, della politica opaca e della criminalità organizzata, delle trattative e dei misteri mai svelati. Facciamo parte dell’Europa ma non se siamo completamente convinti ed intanto siamo pieni di debiti. Siamo il paese degli amici e degli amici degli amici. In Italia sono anni che la sanità è sempre mala. Siamo stati il paese della DC e del PCI, di tangentopoli, di Di Petro e di Craxi. Siamo lo stato che, citando Gaber “peggio che da noi, solo in Uganda” (con tutto il rispetto possibile per i fratelli ugandesi n.d.r.).

Siamo un paese che non riesce a distinguere la giustizia dalla legalità, che arresta Mimmo Lucano in Calabria  per aver realizzato nella sua Riace un modello di convivenza pacifica tra esseri umani e chiude gli occhi su tutta una serie di fatti scandalosi quanto penalmente rilevaniti. Siamo il paese con la peggiore sinistra che si possa ricordare e la destra più arrogante e pericolosa di sempre. Siamo un paese dall’identità nazionale labile e la memoria di un pesce rosso. Tanto smemorato e beota che, quasi quasi, la festa della liberazione non ricordiamo più che cosa celebra.

Mi è del tutto evidente che in paese simile il reddito di cittadinanza può diventare un problema serio. Nel paese del lavoro nero, del rischio d’impresa sempre a carico del lavoratore, dell’evasione e dei condoni (e non chiamatela pace fiscale n.d.r.), il rischio che diventi una misura di assistenzialismo puro ed improduttivo diventa una certezza. E così evidente che anche i 5 stelle lo sanno, tanto che la stanno menando da giorni con la fesseria delle spese immorali, dei limiti di spesa, e dei controlli della guardia di finanza. Vien da chiedere: non siete capaci di beccare i grandi evasori, quelli che una fattura neanche a morire, volete andare a controllare come i percettori del reddito utilizzano il sussidio ?

Economicamente la realizzazione del reddito di cittadinanza e pericolosissimo perchè ci porta tutti un passo avanti verso baratro del fallimento economico. All’Europa bisogna dar conto, piaccia o no. Politicamente è una stupidagine perchè prima di pensare alle cinture di sicurezza dovremmo preoccuparci di riparare il motore, le ruote, i freni ed i fari dell’auto.

L’origine della questione è da ricercarsi nel programma dei 5 stelle. Strano partito i 5 stelle, tutta una roba digitale, liquida. Ricordo bene gli albori del blog di Beppe Grillo ed i primi i meet-up. Le cinque stelle rappresentavano i cinque punti di un programma tutto trasparenza e sostenibilità. Maghi della comunicazione e del marketing con le spalle coperte dalla Casaleggio e associati. I malpensanti mettevano in dubbio la trasparenza dei loro processi decisionali e descrivevano con tinte oscure la buonanima di Gianroberto Casaleggio. Ad ogni modo furono i 5 stelle a portare con forza all’attenzione dell’opinione pubblica la questione reddito di cittadinanza, universale o come diavolo volete chiamarlo. In realtà è una roba vecchia, nelle democrazie anglosassoni e nordeuropee esite da anni in varie forme. Nella Gran Bretagna di prima della Thatcher, si dice, fu la fortuna di una intera generazione di giovani creativi.

Ora sono al governo, devono governare. Lo fanno in forza di un patto stretto con la Lega di Salvini, un fascista con il guizzo mentale di un criceto, pronipote di quel furbetto in canottiera che prese per il culo anche il cavaliere. Il marketing impone a tutti una missione: tracciare un solco profondo con il passato, costi quel che costi.

Il dream team attualmente al governo è così composto: a sinistra il frontman dei 5 stelle Luigi Di Maio. Uno che, nella mia personale opinione, ha lo stesso potere decisionale e capacità di comando che aveva Ambra quando capeggiava le ragazze di non è la Rai. Al centro abbiamo il premier Giovanni “l’uomo che capiva poco” Conte, messo li giusto per salvare le apparenze imposte dall’idea della democrazia. A destra Salvini, il figlio dell’italietta più ipocrita e retrograda, arrogante fuori e terrorizzata dentro, con i soldi nacosti nel materasso, forte con i deboli e perennemente inginocchiata al cospetto dei forti.

Dunque bisogna tracciare il solco tra il passato ed i futuro, il paese lo chiede, le circostanze lo impongono, l’algoritmo della Casaleggio e associati (vabbè, qui siamo in zona fantapolitica n.d.r.) lo pretende. Salvini si combatte la sua battaglia d’elezione: facile, economica, tutta di pancia. La paura è il sentimento su cui far leva, gli immigrati ed i profughi le sue vittime. La percezione paese più sicuro, al riparo dall’uomo nero, il suo prodotto. Conte abbozza e obbedisce sventolando catelli con il suo capo. Mattarella ammonisce a braccio manco fose re Giorgio e ai 5 stelle resta la parte più difficile: mantenere le loro promesse elettorali. Cosa difficilisima da fare mentre Salvini fa il figo con l’Europa e con il suo corpo elettorale sulla pelle di quelli della Diciotti.

Non c’è storia, bisogna portare a casa il risultato e per farlo bisogna mettere mano alla cassa. Non c’è storia, soldi non ce ne sono, non resta che far debiti.

Fermiamo il ragionamento per un momento e lavoriamo di immaginazione. Siamo in una famiglia economicamente solida, quasi tutti lavorano, producono e contribuiscono al sostentamento economico della comunità. Poi c’è zio Giggino, chiacchierone quanto indebitato fino alle ghette (immaginatelo come un personaggio paperinico Disney n.d.r.) che una bella sera si presenta a cena e dice che non solo non restituirà alla comunità i suoi debiti ma che ne farà degli altri  per finanziare una idea geniale che porterà prosperità a tutti. Ma zio Giggino non è uno affidabile e le sue idee, in genere, si trasformano i guai per tutti. La comunità è perplessa ma lo zio è uno forte e tira dritto per la sua strada.

Se ho capito bene la genialata che zio Giggino propone dovrebbe essere la seguente: il sistema produce poveri, i poveri non consumano, io sovvenziono i poveri a debito e, così facendo, sostengo i consumi. Con i proventi che mi verranno dai consumi fatti dai poveri con il mio debito, ripagherò il debito stesso.

No, non fatevi illusioni e torniamo alla realtà. Zio Giggino, come del resto i 5 stelle, sa benissimo che non si può attraversare il deserto abbeverandosi con la propria pipì.

Claim di tutta l’operazione è “abbiamo sconfitto la povertà” ed il vero scopo di tutta la faccenda è solo quello di poter dire: vedete, noi siamo quelli nuovi, quelli che mantengono le promesse. E non solo, con la stessa pipì vi mandiamo anche in pensione prima del tempo alla faccia di Elsa Fornero e, giusto per rinforzare la festa, diamo una bella strigliata agli imprenditori cattivi con un bel decreto dignità.

Credo che sia una operazione di bassa politica, tutta l’azione del nostro governo è una roba di bassa politica. Meglio un voto in più oggi che gli interessi degli italiani tutti. Neanche tanto originale. Sono napoletano e questa situazione non può che farmi rabbrividire, ricordo bene l’ingegneria finanziaria dell’assessore Cardillo con la giunta Jervolino, un giochino con dei derivati che ancora oggi, a distanza di una decina di anni, pesano sulla città.

La cosa perggiore, nella mia opinione, è che mentono sapendo di mentire e quando si mente si finisce sempre per esagerare.  Il numero di Alessandro Di Battista col bambino del Guatemala è una palese esagerazione. I 5 stelle sanno benissimo che nella corrotta Italia, quella dove i diciottenni scontavano facilmente al 50% i 500 euro del bonus cultura della app per comprare cose molto poco culturali, il reddito di cittadinanza, così com’è, diventerà sicuramente un guaio e non produrrà neanche un euro.

Sullo sfondo probabilmente c’è la cara vecchia guerra tra il dominio del paese. I pentastellati si vogliono levare dalle balle la Lega. La lega si vuole smarcare dai 5 stelle. Nel frattempo Conte ancora non ha capito che, in tutto questo balletto, non conta una beneamata mazza.

Seriamente: pericolosissimo giocare con il debito pubblico, si rischia di fare la fine di un trik trak a capodanno. I debiti si possono pure fare ma si devono fare per cose produttive. Nell’ordine, direi, lotta all’evasione fiscale, revisione del sistema produttivo, investimenti sulla scuola e sulla formazione, tutella delle fasce deboli ecc. Facciamo che diamo tutti una bella ripassata alla Costituzione e ci regoliamo di conseguenza.

Anche la faccenda del decreto dignità è una esagerazione che tradisce le vere intenzioni del governo. Attirare il consenso degli italiani nel breve termine.

Nel mondo del lavoro esiste un delicato equilibrio tra chi crea lavoro e chi lo presta. In realtà dovrebbe essere un solidissimo patto di collaborazione reciproca ma anni ed anni politiche sconsiderate lo hanno reso delicato (discorso lungo, lo evito, magari un’altra volta n.d.r.). In breve da una lato c’è la necessità di chi fa lavoro di essere leggeri e reattivi, dall’altro la legittima necessità costituzionale dei lavoratori di vedere nella stabilità del proprio reddito il veicolo per realizzare le proprie aspirazioni. In questo scenario ci sono i contratti a termine, amati dai datori di lavoro che agognano sempre il coltello dalla parte del manico, odiati dai lavoratori che vedono nella stabilità del tempo indeterminato il loro Eldorado.

Senza affrontare i meandri della norma, abbreviare la durate dai contratti a termine da tre ad un solo anno non fa bene all’economia. E come la questione del reddito di cittadinanza, a breve scadenza si ottiene un risultato nei consensi, perchè chi lo dice è il paladino dei lavoratori vessati dal feroce imprenditore capitalista e senza cuore. Nel medio lungo termine sono danni, perchè l’economia, pur di non rinunciare al manico del coltello fa tre passi indietro e lascia la gente a casa, magari con il reddito di cittadinanza e con tanti cari saluti al prodotto interno lordo e agli interessi sul debito. Tanto, quando poi scoppierà la bomba, ci sarà qualcun altro a gestirla. E la cosa divertente ed irritante, che si ripete ogni volta e che ci fa impazzire, e che quelli di poi daranno la colpa a quelli di prima e l’ombrello di Altan continuerà ad infilarsi nel solito buco, almeno fino al default finale.

Forse varrebbe la pena fare un po’ di debiti ma per abbassare il costo del lavoro che in Italia è altissimo. Magari contemporaneamente si potrebbe rivedere le regole che governano gli scambi tra prestazione lavorativa ed equa retribuzione. A tempo perso si potrebbe fare qualche cosa per contrastare i furbetti che sfruttano e lucrano illecitamente sulla pelle dei lavoratori. Si potrebbero fare un sacco di cose, anche a debito, per migliorarci un po’ le condizioni di vita. Un po’ di cose giuste e costituzionalmente orientate.

Anche la comunicazione politica dovrebbe migliorare. Lavoro, sicurezza, politiche sociali, sono argomenti attorno ai quali i cittadini di un paese si unicono se veicolati da un dibattito politico alto. Qua stanno tutti a correre dietro ai social, ai like, tutti a correre dietro agli algoritmi che aggregano dai social gli argomenti che raccolgono più consensi.

Mi fa paura una politica governata dagli algoritmi invece che dagli uomini e dal confronto delle idee. Mi fa paura la politica che ha come scopo la ricerca dell’ottuso consenso. Mi fa paura la politica che rinuncia alla giustizia a favore della legalità formale. Mi fa paura la politica governata dalle ideologie. Mi fa paura la politica senza cuore.

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1 comment

  1. Questo articolo è ineccepibile ed è impossibile non condividerlo. Indipendentemente dall’orientamento politico. Parole chiare nel torbido. Finalmente.

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