Wrecking ball: le nuvole corrono nel cielo.

Il boss è tornato a Napoli, questa volta con la E Street Band, in grande forma. Serata indimenticabile, splendido concerto, servizi logistici efficienti. Alla fine sono tornato a casa con tre cose: un bellissimo ricordo, un bootleg di grande qualità e la solita manciata di foto.

Una recensione non è alla mia portata, ho chiesto aiuto al mio amico Dario che segue il boss dalla prima ora e che ha condiviso con me l’esperienza del concerto.

Lo sguardo cerca sprazzi di azzurro che talvolta si affacciano regalando flash di luce che illuminano la piazza. Lo sguardo cala tra i sanpietrini regalandosi di tanto in tanto uno la vista del palco, consapevole che a breve si trasformerà nella fucina delle emozioni.

Pochi minuti dopo le 18:00 una forza invisibile fa alzare tutti, occhi rivolti al palco ancora vuoto, appare il piccolo grande uomo del New Jersey, chitarra e armonica, giubbotto e sciarpa. Abbiamo davanti la prova vivente che il folk e il rock sono legati da uno stretto legame di parentela, il padre e il figlio.

In This hard land, out take primi anni ottanta, la sintesi del tutto, l’inizio:

hey qua signore,
puoi dirmi cos’è successo ai semi che ho seminato,
puoi darmi una spiegazione signore perchè non crescono mai,

tieni duro,
sii affamato,
resta vivo se puoi
e incontrami in un sogno in questa dura terra.

Growin’ up, la nascita della band: voce, chitarra, armonica, come se fosse ancora il ’72, come se John Hammond potesse ascoltare. Ma è così, alla sua cerimonia funebre Bruce intonò Forever Young, per dire: ci saremo sempre.

Finisce il Pre Acustic Show, ma a quel punto l’attesa è più facile, non si attende più l’inizio, ormai siamo dentro.

Solo il ricordo di un cameraman dello staff che, nell’attesa, prova ad inquadrare lo scorcio del Vesuvio dietro al palazzo reale, ma oscure nuvole ne nascondono la sommità (there’s a dark cloud rising from the desert floor…)

Ore 20:25 circa; escono  le tre fisarmoniche più simpatiche della storia del rock, Charlie, Nils e Roy. Danny, su dalle stelle, sorride. O’ sole mio, apre la strada a Bruce: il concerto ha inizio !

Le parole in italiano, dette dall’omino del New Jersey, non sono ammiccamenti comuni a tutte le star della musica. Per altri sono ammiccamenti, qui viene creato un filo che non resta fine a se stesso. Tutto il concerto è un contatto fisico continuo, un continuo incontro di sguardi cercati, un’emozione comune. Non c’è il musicista sul palco a fare il suo concerto e la platea che l’ascolta, è una unica festa. Il musicista si carica perché chi è in piazza è carico, noi siamo emozionati perché il musicista si emoziona.

Apre le danze Long Walk Home, tutto in poche parole: sarà un lungo cammino verso casa.

Segue un trittico del periodo di The River. My Love Will Not Let You Down out-take poi pubblicata in Tracks, Out In The Street e Hungry Heart per chi non avesse capito che questa è una vera festa.

Bruce incalza il pubblico con altri tre pezzi tratti dall’ultimo album, We Take Care Of Our Own, Wrecking Ball, Death To My Hometown.

E’ tutto in pochi versi il senso del nuovo album, tutto contro gli avvoltoi della finanza che ci hanno rubato il presente e il futuro:

oh, nessuna palla di cannone è volata,
nessun fucile ci ha abbattuto
nessuna bomba è caduta dal cielo,
nessun sangue ha bagnato il terreno
nessun bagliore ha accecato la mia vista,
nessun tuono mortale ha risuonato
ma sicura come la mano di Dio,
loro hanno portato la morte nella mia città
hanno portato la morte nelle mia città

quindi ascoltami, ragazzo mio,
stai pronto per quando arriveranno
perché ritorneranno è sicuro come il sole che sorge
ora preparati una canzone da cantare e cantala forte
fino a che tutto non sarà finito
sì, cantala chiara e forte
manda i capitalisti senza scrupoli dritti all’inferno
i ladri avidi che sono arrivati
e hanno mangiato la carne di tutto ciò che hanno trovato
i cui crimini sono ancora rimasti impuniti
coloro che ora percorrono la strada da uomini liberi

Poi entrano nella piazza gli spiriti della notte, Spirit In The Night, in cui la sezione di fiati trova la struttura perfetta per dare il meglio di sè, e una Rosalita che un ragazzo nel pit chiede di dedicare alla sua fidanzata. La più bella serenata con dedica che chiunque su questa terra avesse mai potuto desiderare.

Chitarre a mille e quel sound da Wild & Innocent che ha riempito di gioia la nostra fanciullezza. Il secondo microfono  viene posto per l’occasione praticamente sui ragazzi della prima fila.

Poi il capolavoro assoluto, The River. Non c’è la commovente intro di pianoforte che la caratterizzava nel tour dell’epoca, non c’è il gran finale di pianoforte del tour di Born in U.S.A. che faceva venire i brividi dall’emozione, fino a far volare l’anima sull’esplosione di una indimenticabile armonica. Non ci sono quei ricami, forse troppo perfetti della versione del Reniunion Tour. C’è la sola poesia in una versione scarna, meravigliosa nella sua nudità. La 12 code di Miami sostiene tutto, e l’ululato finale di Bruce prima della chiusura con l’armonica vale un concerto.

Non ci sono parole per descrivere Prove It All Night. L’intro, stile tour ’78, è fantastico, prima Roy con il piano e poi Bruce con la Telecaster, non emulano l’intro del passato, ma la rinvigoriscono con nuova energia. La canzone scorre perfetta con l’assolo finale di Nils e le alternanze vocali di Bruce e Steve allo stesso microfono.

Della  sequenza Radio Nowhere, The Promised Land, Pay Me My Money Down, Shackled And Drawn, Waitin’, colpiscono sempre le parole di The Promised che per un napoletano sono ancora più vere:

Ho sempre cercato di fare del mio meglio per vivere in modo giusto
Mi alzo tutte le mattine e vado a lavorare tutti i giorni
Ma gli occhi si accecano e il sangue scorre freddo
A volte mi sento così male che voglio esplodere
Esplodere e devastare questa intera città
Prendere un coltello e tagliarmi questo dolore dal cuore
Trovare qualcuno che muoia dalla voglia di iniziare qualcosa
Credo nella terra promessa

Altro non saprei, e non voglio, aggiungere alle parole di Dario. Alla fine posso solo provare a condividere con voi la canzone di Bruce che da sempre ci regala energia, anche quando sembra che tutto sia finito, ricordandoci che siamo nati per correre.

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